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19 marzo 2016: in memoria di Marco Biagi

Si comunica che sabato 19 marzo 2016 ricorre il 14° anniversario della barbara uccisione del prof. avv. Marco Biagi, già iscritto al nostro Ordine.

Come tutti gli anni si terrà una manifestazione commemorativa, con il seguente programma:

- ore 19,20: ritrovo dei partecipanti alla staffetta simbolica in bicicletta presso la stazione di Bologna, piazza Medaglie d'Oro, sotto l'orologio del 2 agosto;

- ore 19,50: partenza della staffetta seguendo l'itinerario che Marco Biagi compì in bicicletta;

- ore 20,05: arrivo in via Valdonica, dove verrà deposta una corona di fiori;

- ore 20,07: minuto di raccoglimento; a seguire verranno cantate alcune canzoni accompagnate dalla chitarra dell'avv. Enrico Traversa e verranno letti alcuni brani;

- ore 20,30: chiusura della cerimonia.

Chi non partecipa alla staffetta in bicicletta dalla stazione può attendere l'inizio della cerimonia direttamente in via Valdonica.

Aggiungo in calce un ricordo del prof. avv. Biagi scritto dal nostro collega Marco Calandrino, in occasione della ricorrenza di domani.

Siete tutti invitati a partecipare, per non dimenticare.

il Presidente

avv. Giovanni Berti Arnoaldi Veli

 

Da: "Marco Calandrino" <marco.calandrino@tin.it>

Data: 17 marzo 2016 12:38
Oggetto: Un papà lasciato solo


Fra qualche giorno è il 19 marzo, festa del papà.

Sono già passati 14 anni da quel 19 marzo 2002 quando un papà, tornando a casa dalla moglie e dai suoi due figli, fu ucciso in modo vile.

Marco Biagi fu strappato alla sua famiglia da "una ferocia davvero ottusa e incomprensibile", come ebbe a dire al funerale il Cardinale Giacomo Biffi, che aggiunse: "non temete e continuate a sperare. Il male non vincerà. Il sacrificio di Marco non andrà perduto".

Ho appena finito di leggere il libro dell'illustre collega avv. Achille Melchionda "Marco Biagi. Storia di un uomo lasciato solo" (ed. Minerva), libro che ha suscitato in me forti sentimenti, ora commozione e ammirazione, ora rabbia e amarezza, tanti interrogativi e troppe domande senza risposta.

E' un libro che ci racconta l'uomo, e infatti le testimonianze più belle, seppur brevi, sono quelle della moglie, della sorella e di chi lo conosceva bene.

Mi piace pensare di avere in comune con Marco Biagi, oltre al nome, anche un riferimento: quel don Tullio Contiero che, organizzando viaggi in Africa per gli studenti universitari, creò l'occasione in cui Marco Biagi e la futura moglie Marina Orlandi si conobbero.

Quel don Tullio Contiero che, da studente, incontravo alle conferenze del Centro Studi Donati oppure di notte ad attaccare manifesti nelle vie della zona universitaria, lui sull'Africa, le missioni, i poveri, io su iniziative studentesche universitarie.

Quel don Tullio Contiero che, incontrandomi negli anni successivi alla laurea, mi chiedeva sempre: "sei diventato un avvocato dei poveri o un avvocato dei ricchi?".

Un libro, quello di Melchionda, che si sofferma sul clima di quegli anni, sull'omicidio di Massimo D'Antona, e poi su quello di Marco Biagi, che descrive in ogni dettaglio, un libro che ci racconta delle indagini, del processo, delle responsabilità di chi nulla ha fatto per salvare la vita a un uomo nel mirino dei terroristi.

Nel 2002 ero consigliere comunale a Bologna e ricordo la profonda inquietudine e la preoccupazione per un terrorismo che rialzava la testa.

Il libro di Melchionda è anche corredato da fotografie che emozionano e che ci fanno sentire vicino Marco Biagi. E anche la sua famiglia, la moglie Marina e i figli Francesco e Lorenzo, il cui comportamento è stato in tutti questi anni un raro esempio di discrezione e di grande dignità.

Un libro da leggere, quello di Melchionda, per conoscere un uomo, Marco Biagi, un uomo lasciato solo.

E il pensiero corre alle tante persone, uomini e donne, lasciate sole, in Italia e nel mondo, che spesso hanno pagato col sacrificio della vita il loro impegno, il loro coraggio, la loro onestà.

Persone da non dimenticare, se vogliamo sperare in un futuro migliore.

Marco Calandrino


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